Back

Il defibrillatore, uno strumento salvavita nel programma televisivo “Elisir”

Mercoledi 25 gennaio  durante la trasmissione ELISIR si è parlato del defibrillatore, uno strumento salvavita.

Mercoledi 25 gennaio  durante la trasmissione “ELISIR”, storico spazio quotidiano dedicato alla medicina di Rai 3, si è parlato del defibrillatore, uno strumento salvavita. A condurre Michele Mirabella e Benedetta Rinaldi con Francesca Parisella.

In studio il Dott. Fausto D’Agostino, presidente del CFM, ha spiegato il funzionamento e le caratteristiche del defibrillatore, mentre in collegamento il Dott. Stefano Ianni ha fatto vedere praticamente la sua applicazione con l’utilizzo di simulatori.

 Un defibrillatore può salvare la vita in caso di arresto cardiaco. Per questo è importante che siano diffusi nei principali luoghi di aggregazione. Ma quante persone, escluso il personale sanitario, sanno utilizzarli? Ci sono dei corsi per imparare a farlo?

Ne parliamo con il Dott. Fausto D’Agostino, anestesista rianimatore presso il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma e con il Dott. Stefano Ianni, anestesista rianimatore presso il Policlinico Umberto I di Roma.

Dottor D’Agostino, abbiamo detto che i defibrillatori possono salvare la vita di chi subisce un arresto cardiaco, per prima cosa vogliamo spiegare come sono fatti e come funzionano questi dispositivi?

Grazie per avermi dato l’opportunità di parlare di un tema fondamentale per la vita di tutti noi.

Dò solo un dato prima di spiegare l’utilizzo:Ogni anno in Italia muoiono circa 60.000 persone per arresto cardiaco, uno ogni 1.000 abitanti. Al giorno d’oggi la probabilità di sopravvivenza ad un arresto cardiaco è del 2%, probabilità che potrebbe salire fino al 75% grazie ad una distribuzione capillare sul territorio di defibrillatori ed una maggiore preparazione sulle manovre di primo soccorso.

Magari molti non lo sanno, ma il defibrillatore è un dispositivo medico elettronico semplice, ma servono corsi specifici per imparare ad usarlo. Il suo funzionamento si basa sulla generazione di una scarica elettrica che, tramite delle piastre che vengono applicate sul petto, sotto la clavicola destra e l’ascella sinistra, colpisce il cuore e permette il ritorno ad un’attività cardiaca normale.

Ho letto che ne esistono diversi tipi, automatici, semi automatici, manuali, che differenze ci sono?

Esistono tre tipologie di defibrillatore: defibrillatore manuale, semiautomatico ed automatico.

Il defibrillatore manuale, faccio solo un accenno perché viene usato dal personale sanitario negli ospedali e sulle ambulanze, è collegato ad un monitor ECG cioè elettrocardiogramma e in base al tracciato elettrocardiografico si decide se e quale scarica elettrica eventualmente trasmettere.

Il defibrillatore semiautomatico, quello che vediamo di solito nei luoghi pubblici – lo riconosciamo per la scritta DAE e un simbolo di un fulmine racchiuso in un cuore – è quello più diffuso e più sicuro, perché analizza il ritmo cardiaco e stabilisce in autonomia quale scarica elettrica impartire (e se impartirla). Per questo motivo può essere usato da chiunque, perché è semplice da usare e richiede una preparazione minima. Una volta azionato emette una voce-guida, che supporta il soccorritore e gli dice quando premere il pulsante per la scarica elettrica, dopo che ha allontanato tutti dalla scena.

Il defibrillatore automatico, invece, ormai non viene quasi più utilizzato, è quel defibrillatore capace in autonomia, una volta applicate le placche, di analizzare il ritmo cardiaco e di emettere la scarica elettrica.

La sua associazione organizza corsi “salvavita” ed insegnate anche ad usare i defibrillatori, a chi sono rivolti ma soprattutto chi dovrebbe seguirli?

La mia Associazione Centro Formazione Medica si impegna per diffondere a tutti i cittadini le manovre salvavita, insegnando tramite corsi in tutta Italia, in modo semplice cosa fare in caso di emergenza e come utilizzare il defibrillatore in maniera pratica. Sono disponibili anche video sul canale Youtube del Centro, in modo che tutti possano vedere cosa fare in caso di emergenza.

Mi fa piacere raccontare un aneddoto: avevo 26 anni, fresco di laurea in medicina, ero in servizio durante una gara podistica, ho prestato soccorso a un signore colpito da un arresto cardiaco. Sono stato aiutato nella rianimazione da un ragazzo presente nel pubblico, che aveva frequentato un corso sulle manovre salvavita, e insieme a lui sono riuscito a salvare l’uomo colpito dall’arresto cardiaco.

Ed è da quell’episodio che mi sono reso conto di quanto sia importante la conoscenza delle manovre di primo soccorso per tutti i cittadini.

In quali luoghi i defibrillatori dovrebbero sempre essere presenti? Per legge ci sono dei posti in cui dovrebbe sempre essere presenti come gli impianti sportivi, giusto?

Il 28 agosto del 2021 è entrata in vigore la legge n. 116. La legge introduce l’obbligo di defibrillatore semiautomatico (DAE) all’interno di luoghi aperti al pubblico (scuola, università, uffici, centri commerciali), presso società sportive, così come nei porti, aeroporti e stazioni ferroviarie; e in tutti i mezzi che percorrono viaggi superiori alle 2 ore senza interruzioni.

Questa legge fa anche un’altra cosa importantissima: introduce l’obbligo di insegnamento nelle scuole secondarie di primo e secondo grado delle manovre di primo soccorso (rianimazione cardiopolmonare di base, l’uso del DAE e la disostruzione delle vie aeree da corpo estraneo), sia per gli studenti ma anche per il personale docente ed amministrativo.

Quali sono le precauzioni da tenere presenti per un corretto uso dei defibrillatori?

Beh, intanto rassicuriamo tutti dicendo che chi utilizza il defibrillatore semiautomatico non eroga uno shock al cuore del paziente se il dispositivo non lo ritiene necessario e ovviamente eroga la scarica solo se viene premuto il pulsante apposito.

Quando si utilizza un defibrillatore, però, bisogna rispettare alcune norme: il soccorritore deve fare allontanare tutti dalla scena, e porre particolare attenzione affinché nessuno tocchi il paziente prima e durante l’erogazione dello shock, perché altrimenti la scarica potrebbe arrivare ad altre persone.

 

Leave A Reply