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Una Serata per la Vita con Gennaro Calabrese al Teatro Tirso de Molina

“Una serata per la vita”, il 22.02.2019 al Teatro Tirso de Molina di Roma, ha visto l’intero incasso devoluto all’acquisto di un defibrillatore. Pubblico gremito, una playlist selezionata ha accolto la gente nel pre-serata: Morricone, Micalizzi, Pavarotti, Celentano, Piccioni, Jovanotti, Manfredi etc.

Sul palco Gennaro Calabrese, un vulcano, artista a 360 gradi, che canta, balla, recita, imita; con uno show che ha fatto divertire il pubblico per un’ora e mezzo, in scena caratteristiche e tratti tipici del popolo calabrese.

Sono intervenuti inoltre Dott. Ivo Pulcini presidente della Onlus “Un cuore per tutti…tutti per un cuore” al quale sarà donato il defibrillatore.

“Una serata per la vita” ha visto protagonista l’associazione Centro Formazione Medica, con il Presidente Dott. Fausto D’Agostino che dopo aver ringraziato Gennaro Calabrese per aver preso a cuore l’iniziativa ed è essere stato sensibile allo scopo, ha lanciato il video “C’è un eroe in ognuno di noi” spiegando l’importanza della conoscenza delle manovre salvavita. L’importanza dell’uso tempestivo del defibrillatore è stata spiegata nel finale dal Dott. Stefano Ianni, Rianimatore del Policlinico Umberto I di Roma.

La serata si è conclusa con l’intervento finale poetico di Maria Grazia Calandrone che ha recitato la poesia Canzone, con la commozione del pubblico presente:

Canto perché ritorni
quando canto
canto perché attraversi tutti i giorni
miglia di solitudine
per asciugarmi il pianto.
Ma ho vergogna di chiederti tanto
e smetto il canto.
Canto e sono leggero
come un fiore di tiglio
canto e siedo davvero
dove mi meraviglio:
all’inizio del mondo
c’è l’ombra bianca delle prime rose
che non sono più amare
perché canto e ti vedo tornare
come tornano a riva le cose:
senza passato,
con il petto lavato
dal mare.
Ecco!,
sali le scale come un ragazzino
che scrolla dalle ciglia una corona di sale,
dà due beccate d’indice
alla porta, s’inginocchia
in fretta, in fretta
dice: “Vieni!,
ti porto al mare” e mi sorride, dalla sua statura
di nevischio e di rose, dalla sua garza d’anima salvata
dalle piccole cose.
Dalla sua bocca bianca ride il mondo
e ridono le cose
trasparenti del cielo
se, girandosi appena
per pudore, dice: “Lo vedi, non ho più paura”
come parlando a un’ombra evaporata
nell’innocenza
calma delle ginestre, a un fiatare di rose
andato via per le finestre
aperte
fino alle fondamenta.
Così mi lasci nell’aperto privo
di peso. E allora canto
lo stare seduti
nel vivo, tutto l’amore privo,
che non smetta
la presenza perfetta
di chi non pesa
ma è senza volontà, senza maceria, senza l’avvenimento
della materia
è solo polvere che tende alla luce.

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